16.8.10

kitchen stories


E per la prima volta nella mia vita, mi resi conto di quanto fosse importante cucinare per gli altri.
Stavo facendo esperienza di cosa significasse "dar da mangiare" alle persone che mi circondavano cercando di corrispondere alle loro aspettative.
Il semplice fatto di preparare da mangiare fa scaturire nelle persone che ti circondano una sorta di parallelo con la figura materna e, nonostante tutti ne abbiano una, non appena ti metti ai fornelli, ricopri immediatamente quel ruolo nella mente dei futuri commensali.

Piacevole e insolita sensazione dell'attribuzione di un ruolo senza ricoprirlo materialmente.
Inebriante sensazione dell'essere madre senza alcun tipo di responsabilità fisica.

Cucinare era diventata per me una dipendente terapia in cui imparavo lentamente a cavarmela con le mie gambe, senza attaccarmi troppo a niente o a nessuno: le ricette erano diventate solo un punto di partenza da cui improvvisare, creare una piacevole e sorprendente combinazione che soddisfacesse i sensi dei miei ospiti, dei miei futuri figli.
Solo quando sarò riuscita a sviluppare tutto questo al meglio, potrò pensare di formare qualcosa di simile ad una famiglia.
Solo con la consapevolezza di un benessere dato e ricevuto sarà possibile colmare quel vuoto che così insidiosamente ci spia.

Avevo così smesso di temere la tristezza e avevo capito che il rischio peggiore era bastare a se stessi e soffrire per la solitudine che ne derivava.

Condivisione.
E amore.

Perché altro non è che Amore.


Grazie a te che hai sempre provato e apprezzato ogni mio esperimento culinario.