9.5.07

riaverti




e tu?
tu.

chi sei, tu, per prendermi e lasciarmi, riprendermi e rilasciarmi, senza sosta, senza tregua, senza fine.


ogni volta lasci un vuoto, profondo, insaziabile; un vuoto senza fondo, "più fondo del fondo", direbbe De andré,"ma basta che sia, più profondo di me".


una morte e una rinascita, un ritorno alla vita inaspettato, ma atteso e desiderato e, forse, così forzatamente inaspettato nella speranza che l'inconscia attesa si faccia meno dolorosa e il ritorno sensibilmente sublime.



ed io?
io.

chi sono io, così follemente persa per te che ogni volta attendo, timidamente in silenzio, un tuo ritorno, un tuo gesto che mi faccia capire quanto, in fondo, anche tu mi ami alla follia.

follemente, intensamente come solo "noi del 19" sappiamo fare, come solo noi, membri di una tribù di squilibrati, sappiamo fare, come solo noi, Cyrani contemporanei sappiamo amare.


amando di un amore intenso, vero, vivo, ma, nostro malgrado, così insicuro e fuggevole che tanto ci fa temere e alle volte maledire la nostra capacità di amare.

RIAVERTI

è così facile riaverti?

e ritrovarti anche dopo l'abbandono

dopo che ti ho derisa, che ti ho detto

odiosa, e che imputavo a te la grazia

mancata di ogni carezza e di ogni bacio.

oh, allora lo volevo essere un daino

solitario nell'alba, che sa puntare

le narici al tepore di calendula

dei primi raggi. e ti scacciavo, come

se tu fossi infedele al mio desiderio

tu che di tutti i desideri sei la fonte.

ora sei tornata.

sei nuova e sei con me, vicina,

anima.




giuseppe conte