22.3.10

mad for supermarket_una rivisitazione




Fare la spesa.


Andare al supermercato per necessità, dovere o piacere e ritrovarsi immersi in un mondo di colori e profumi inebrianti. venire travolti da un turbine di cibi, confezioni, contenitori, marche differenti ognuna con un logo più accativante del vicino, tutti creati da menti plasmate dalla rigida logica del mercato.

I colori lottano a chi è più sgargiante o accattivante, i cibi vogliono essere i più freschi, belli e senza difetti, come ad un casting per modelli in cui ogni dettaglio errato deve venir mascherato da un appropriato trucco e un capello fuori posto, subito rimesso in riga.

Una sfida continua, una rincorsa contro l'invecchiamento, contro quella data di scadenza che segna la fine di ogni prodotto, quella stessa data che determina il posizionamento di un prodotto più o meno in profondità nello scaffale, più o meno vicino alla mano lesta e in modalità automatica del'ipnotizzato consumatore.

Radio, luci, colori, odori, posizioni tutti é attentamente studiato.

Ogni dettaglio è un tassello in più alla costruzione del luogo perfetto in cui ogni cliente può esercitare il proprio potere d'acquisto in maniera più o meno complusiva, più o meno abbondante, più o meno eclettica, personale, egoista, familiare o altruista, quali siano le ragioni per cui ci reca al supermercato.

La vittoria dei proprietari dei supermercati consiste nella capacità di plasmare le necessità del potenziale acquirente, modificandone le necessità iniziali lungo il suo tragittare fra le corsie numerate e strabordanti di prodotti del grande magazzino.

Si entra per comprare il latte, il pane e le uova e si esce con tutto il necessario per la prima colazione, dai cereali per i bambini alla marmellata ipocalorica per la mamma a dieta, ma passando per il reparto gastronomia ci si accorge che sarebbe decisamente accompagnare il pane con del buon Crudo di Parma che però non può restare senza paté d'olive, una buona lattuga o una mozzarella (da affettare, buona e succosa, o già a fette evitando anche il problema di dover fornirsi di un buon coltello che tagli senza farci impazzire come è già accaduto più e più volte facendoci così perdere la seconda corsa dopo le 8 della metropolitana, catapultandoci quindi nell'universo delle carrozze straripanti di gente innervosita, forse per lo stesso futile motivo del coltello?), o, scegliendo le uova più fresche, derivanti da galline allevate fuori dagli allevamenti costrittivi e in ambienti sani e gioiosi, ci si accorge che forse questo alimento così felice e semplice da abbinare non fa che accrescere il livello del colesterolo cattivo del nostro caro maritino e quindi cerchiamo disperatamente la corsia dei prodotti dietetici-integratori alimentari in cui, assieme alla colla di pesce, l'artiglio del diavolo e l'aloe vera, troveremo sicuramente un rimedio parafarmaceutico contro l'incremento del colesterolo (da abbinare ovviamente ad una di quelle coloratissime bottigliette simil-yogurt che dovrebbero svolgere la stessa funzione, ma regalandoci anche un dolce e piacevole risveglio in sintonia con quella natura perduta, che sembra così lontana dalla nostra frenesia metropolitana).


Apparentemente il "fare la spesa" è un momento che non comporta scelte, prese di posizione politiche o sostegni a gruppi o moti pro-ambiente/donne/polli/coltivatori/apicoltori/commercio equo o solidale che sia.

Fare la spesa é diventato il momento in cui più ci si espone in assoluto a livello politico, sociale e di classe.

Le nuove analisi sociologiche dovrebbero venir svolte interamente nei supermercati dimenticando ogni altro luogo apparentemente ricco di segnali altri e indicazioni utili.

Guardare nel carrello del nostro vicino può darci molte più informazioni che guardargli l'abito, leggergli l'agenda o i messaggi del telefono cellulare.

Scegliere il latte bio, intero o parzialmente scremato, la carne rossa o bianca, il tonno all'olio d'oliva o al naturale, le olive nere o verdi, la pasta di grano duro o integrale, l'acqua naturale o frizzante, gli spinaci freschi o surgelati.

Un mondo di scelte, in un mondo di colori.

Scegliamo bene il momento in cui ci rechiamo al supermercato.

Dobbiamo valutare se vogliamo condividere il nostro tempo con teneri pensionati che centellinano ogni acquisto, operai in pausa pranzo che formeranno lunghe code alla cassa "max 10 pezzi" con 2 etti a testa di prosciutto cotto appena affettato,famiglie isteriche con carrelli strabordanti di prodotti, coppiette indecise o single indaffarati che vagano come trottole fra piatti pronti e dvd da noleggiare.

Rivalutare il momento della spesa come momento cruciale della nostra esistenza, in cui possiamo finalmente emergere dall'anonimato in cui siamo stati relegati e fare sentire la nostra debole, ma economicamente determinante, voce.


Incontrare persone sempre diverse, ognuna con una storia, una vita al di fuori di quegli scaffali colmi di cibo in scatola, bevande o dolciumi. Momento socializzante. Momento anti-sociale e della perdita in cui tutto svanisce tanto velocemente quanto la sua formazione e quando usciamo ci si sia già dimenticati del viso della cassiera, dell'addetto ai detersivi o del nostro "vicino di coda".

Frenesia della vita moderna con le sue disattenzioni e il suo logorio, come diceva qualcuno.


Dopo tutto questo, forse qualcuno deciderà di abbandonare il supermercato optando per un ritorno alla più romantica, seppur datata e sicuramente meno economica, bottega, forse nella speranza di sfuggire a tutto questo, forse segnando ancor più un'appartenenza ad una nicchia sempre più definita.


Scelte.

di stile. di cibo. di vita.


Vorrei concludere questa piccola apologia del "fare la spesa" ricordando, come un'anacronistica maestra di yoga, e forse anche un pò fuori luogo, l'importanza dell'alimentazione nelle nostre giornate, l'influenza sul nostro umore delle sostanze più o meno colorate che ingeriamo quotidianamente.

Mangiare bene per sentirsi in forma.

Mi sembrava suonasse più o meno così.


Enjoy Food And Its Mad Morld.


Un grazie speciale a Jamie Oliver per lo stimolo che mi regali quotidianamente a non mollare mai, non cedendo alla tentazione del cibarsi solo per sopravvivere all'indomani.


(sarebbe stato più appropriato se fossi stata una maratoneta che ringrazia il suo allenatore, ma anche il cibo, si sa, vuole i suoi miti da sfatare e imitare)

17.3.10

Contemporaneità di un amore.


La felicità è amore, nient'altro.

Felice è chi sa amare.
Amore è ogni moto
della nostra anima in cui essa
senta se stessa e percepisca
la propria vita.
Felice è dunque
chi è capace di amare molto.
Ma amare e desiderare
non è la stessa cosa.
L'amore è desiderio fattosi saggio;
l'amore non vuole avere
vuole soltanto amare.

Herman Hesse



Amore.

Non voglio muovermi.

Voglio capire, indagare, esplorare, vivere, andare a fondo, articolare ogni componente razionalmente sfuggevole di questo sentimento che mi pervade anima e corpo, in nome di una sensazione che non mi concede tregua, che mi regala le speranze più feconde e le delusioni più irreparabili.


E questa ricerca ha il suo centro in te.

A partire da me.


Soggettività di un processo emozionale generato dal nostro io più profondo e in cui veniamo pervasi, invasi, evasi.

Amore come emozione d'amore, come slancio, languore, desiderio, sogno.

Amore come energia creativa nel suo manifestarsi.

Energia che, attraversandomi, mi usa come sostanza per edificare un nuovo mondo, fuori, e un nuovo me stesso, dentro.

Amare ciò che ci sta creando e ciò che stiamo creando.

Sentimento bi-univoco di cui siamo figli e genitori.

Relazione in cui siamo al tempo stesso amanti e amati.

Relazione in cui possiamo, al tempo stesso, essere amanti e non amati o amati e non amanti.

Disparità di una relazione in cui chi ama si trasforma nel portatore sano di una crescita emozionale interiore che avvia alla nascita di un nuovo sé e di quel prototipo di collettività che si instaura nel tra-due dell'amore e in cui l'amato si rivela essere il perno, l'asse e il cardine attorno a cui si sviluppa l'esperienza della fusione, plasmando e modificando il mondo dell'amante consentendogli l'esclusivo accesso ad un mondo altro.


Esserci e non esserci.

Di quel sentimento, di quella persona e, di conseguenza, di quel mondo.

Inizio e fine dell'amore.


Oggi, dopo tanti viverci e non viverci, non si tratta più di percepire la paura della perdita, della tua perdita unita al senso di ansia mescolata al senso di vuoto seguito dal dolore dettato dal tuo potenziale non esserci, ma dobbiamo iniziare a riflettere sulle possibili conseguenze di questo amore e rispetto dell'amore.


Tutti i punti di riferimento, tutte le precedenti mete sono già state sconvolte più e più volte in maniera ogni volta catastrofica e ogni volta apparentemente definitiva.

Ma così non é stato.

Ogni volta un pezzo è stato ricostruito, un pezzo di cuore è stato rimesso al suo posto.

Sempre più forte.


Così il mio cuore. (E penso anche il tuo)

Che è stato distrutto, spezzato, ricomposto.

E ora é compatto, unito contro la forza distruttrice della debolezza, della menzogna, della vendetta e dell'egoismo nemico dell'amore.


Le idee sono lì.

La loro espressione é decisamente più confusa.

Sintomatica.

Paratattica.

Episodica.


Ma vivono. Percepiscono il potere di questa nuova evoluzione, di questo cambiamento che ne sta segnando la natura, di queste discussioni che, rimettendo in gioco premesse a tratti dimenticate, ne rinvigoriscono lo spirito preparandolo ad affrontare il "poi".

"Se vogliamo andare da qualche parte, dobbiamo passare anche da qui."

Ed é per di qui che stiamo passando.

Ed é in questo qui che sto sbattendo la testa ogni mattina, che sto convogliando ogni pensiero, che sto riconducendo ogni azione.


Mi accontento di essere qui.

Ma mi chiedo anche in che angolo di anima sono stata relegata. Che pezzo di cuore mi è stato dedicato.

Forse più nessuno.


Il mio grido, oggi, va altrove.

Non chiedo un ruolo centrale nella tua vita.

Non pretendo di essere il catalizzatore di ogni tuo pensiero o il motore di ogni tua azione.

Non aspiro a distoglierti dalle cose altre che ti accompagnano ogni giorno.

Non voglio più ripetere alcuno di questi errori carichi di insicurezze.


Il mio grido, oggi, vuole toccare quella componente di rispetto insita nell'amore che nonostante tutto il male fatto e ricevuto, che nonostante tutte le incomprensioni generate e subite, vuole migliorarsi e andare oltre, ma sempre nel nome di quel rispetto che sta alla base di ogni forma di amore.

Condividere un pensiero, non temendo che questo ci possa venir rubato.

Condividere un'emozione, non pensando che questa possa venir criticata.

Perché il mio cuore é vivo, forte, sicuro, ma esige rispetto.

Perché la mia anima é viva, pentita, cangiante, ma esige rispetto.

Nei piccoli gesti e nelle grandi parole.

Nelle piccole parole e nei grandi gesti.


Riconosco la forza di una tale richiesta, che resta però lì, fine a se stessa, che non vuole andare oltre, che non aspira ad un significato altro, che non punta ad un legame non voluto, ma che vuole solo essere la base nuova-chiara-lineare-serena per una relazione, qualsiasi forma le vorrai dare.


Un grande amore spaventa forse più di una grande paura.

Un tale sentimento può spiazzare più di mille agguati inattesi.

Ma in fondo, noi, non abbiamo mai avuto paura.


Brivido dell'assoluto nel contingente, misterioso, meraviglioso e divino.

Dono che chiede lode e riconoscenza.


Me lo hai insegnato tu.