13.10.07

inflazione


alle volte si crede di essere unici.
alle volte si crede di essere soli.
alle volte si crede di essere invincibili.
alle volte.
altre no.

assurdo fenomeno dell'inflazione.
assurdità nel credere di essere uno quando invece si è tre.
assurda incoscienza nel credere di essere fruitore unico di servizi particolari, quando invece si è in tre.

ci sono momenti in cui crediamo di poter avere il controllo di ciò che scriviamo, leggiamo ed elaboriamo. ma ci sbagliamo.

stupida incoscienza dell'essere umano che crede di essere unico e che crede di poter esercitare un controllo su ciò che, più o meno concretamente, gli appartiene.

una volta avevo una casella di posta elettronica personale.

ora ho una casella di posta in condivisione.

dal momento che va così di moda lo "sharing" di auto, case, e perchè no, anche di fidanzati, si è ritenuto giusto condividere anche la casella di posta elettronica.

se ci pensiamo bene, la casella postale "cartacea" è condivisa da tutti i membri della famiglia; quindi perchè non condividere anche quella virtuale?

forse, nella realtà, le cose non avvengono esattamente in questo modo, forse la casella di posta riceve lettere che poi vengono smistate fra i vari titolari della casella con il migliore sistema di privacy possibile: la busta chiusa.

nell'era del virtuale dilagante, nell'era del "faccio tutto on line, anche sesso" sembra il minimo avere una casella di posta virtuale.

username: ...

password: ...

compilando questi due piccoli "blank spaces" si accede ad un mondo incontaminato, un piccolo spazio personale escluso ad ogni altro frequentatore del web, uno spazio gestibile in totale libertà.
questo è ciò che dovrebbe accadere, nella teoria.
questo non è ciò che sempre accade, nella pratica.

arriva il giorno in cui scopri che la tua corrispondenza, quindi tutta la tua vita telematica, era sotto sorveglianza, era nelle mani anche di qualcun altro, di qualcuno di insospettabile, di qualcuno irrispettoso o, forse, iper-sincero stufo di una serie interminabile di menzogne o sospettabili come tali.

fino a che punto è valido, è morale, è giusto, violare la proprietà altrui per conoscere, per sapere, per indagare situazioni che ci riguardano in prima persona per una sorta di auto-tutela.
fino a che punto?

non sarò certo io, accusata di immoralità ed incoerenza, a voler cercare di definire cosa sia giusto o sbagliato a questo mondo, non sarò io a ricoprire questo gravoso compito.
mi limiterò semplicemente a considerare le conseguenza, più o meno plausibili ed accettabili, che possono scaturire da un simile atto.

leggere la corrispondenza è un modo molto intimo e diretto per penetrare nella vita di una persona. concordo.
quello che si legge è tale perchè rimane: carta canta. concordo.

ma quello che si legge è stato scritto da fallibilissimi esseri umani che cercano di creare un contatto con un mondo che li circonda, li accoglie e che, a tratti, li opprime.

le reazioni che possono scaturire da queste situazioni contingenti sono legate allo stato d'animo, che non sempre è noto all'ignoto lettore.

voglio semplicemente concludere dicendo che , come mai prima, ho preso coscienza ("era ora" o "meglio tardi che mai", direte voi) del fatto che ogni azione ha una conseguenza più o meno sperata: anche la lettura della casella postale altrui.

non so fino a che punto valga la pena trarre delle conclusioni errate, senza conoscerne le motivazioni che le sottendono.

ma forse è anche questo il bello di rischiare.

cari lettori di caselle postali altrui, non vi biasimo per le vostre azioni, ma credo che, poi, le reazioni vadano sondate con i cosiddetti, piedi di piombo (che rimangono tali anche nell'era del virtuale).
dopotutto, se ci sono così tanti interessati ad una stupida casella postale, un motivo ci dovrà pur essere.
rendersi la vita un pò più avventurosa, perchè no?

11.10.07

poesia; 12-20


Non era solo una domanda. Non era
Solo quella

Che non sta ferma sulla bocca, non era solo
La domanda che nemmeno si osa fare

E che però grida da tutti i secoli
Nelle fratture d’ossa, negli scafi
Rovesciati, nella miccia di prima vita
Laggiù nel ventre

Non era solo quella sfacciata, stupida,
feroce domanda di non morire mai –
era
come quando si cade in un abbraccio
che si attendeva

e si mette il volto tra le spalle e il collo
di chi si desiderava
ed è un precipitare
dall’altezza di molte solitudini
e dalla disperata altezza di molti errori
fino alla giusta altezza di quell’ abbraccio
che ti rende ancora
vivo.

Lui grida.
Sa che amare
Vuol dire esser pronti.
E che solitamente non si è
Pronti.
L’amore è eccezionale
Come prepararsi è eccezionale.

Grida, sa che l’amore ha a che fare con l’imperfezione,
più che con il perfetto.
Qui giù,
in terra.
Nella terra e nei detriti.

E sa, grida che Dio non ama coloro che dicono
Sono pronto,
ma gli impuri
che desiderano l’acqua.

Che hanno la gola secca, e le labbra
Spaccate.
Che abbassano la testa. Davanti a Giovanni.
E all’acqua che scende dalla sua mano
Ma non davanti al re.
E alla guerra che urla nella sua mano.
Cercano l’acqua
Con gli occhi
Se hanno gli occhi
Con il cuore
Se hanno il cuore.
(anonimo cow boy metropolitano)