21.10.09

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Lei si rizzò su un gomito per vederlo meglio in faccia. 

Si guardarono negli occhi.

Era un'esperienza ancora nuova e vertiginosa: fissare per un minuto lo sguardo di un altro adulto, un altro essere sintonizzato incredibilmente sulla stessa onda emotiva, senza pudori né imbarazzi.

Ripercorrendo il suo delicato vissuto questa era, fa le cose che aveva provato, quella che più si avvicinava al fare l'amore. 

Riconsiderando il suo fragile stato corporale questa era, fra le cose che aveva provato, quella che più le intrecciava lo stomaco senza spiegazione.


Un mese prima si erano detti "ti amo": a Lei era bastato per dover trascorrere più di una notte insonne pensando all'irruenza del loro gesto e alla possibile superbia nell'aver donato qualcosa che, forse, non le apparteneva ancora del tutto o, molto più probabilmente, a cui non era stata ancora in grado di dare un nome.


Innamorandosi aveva iniziato a scoprire aspetti molto particolari di sé, come quello strano ed autistico isolamento nei propri pensieri quotidiani che, da quando Lui era entrato nella sua vita, non facevano che ruotare attorno a quell'unico punto non puntale.