

vivere.
emozionarsi.
sorridere.
piangere.
commuoversi.
commuoversi davanti ad una situazione che ci intenersice, davanti ad un bimbo che ti chiede di proteggerlo, davanti ad un barista stanco di non ricevere mai sorrisi, davanti alla gioia di riuscire in un boulder duro, davanti ad una notte limpida nella grigia metropoli, davanti ad una serata fra amici, davanti ad una cucina sporca di cioccolato e farina, davanti alla tenerezza della mamma che ti abbraccia perchè ha paura di perderti, perchè ti vede crescere e ti rende conto che non sei più la sua "bimba"..
quindi grazie.
quindi viviamo.
viviamo.
ogni istante merita di essere vissuto fino in fondo, di assaporarne ogni attimo, ogni odore, ogni goccia di sudore, ogni battito del cuore ogni alito...
emozioniarsi. sempre. senza timore.
si, viaggiare...
la fotografia conserva per me quell'alone, quell'auraticità che Benjamin tanto sentiva perduta.
quell'unicum, che per Barthes era tutto ciò che ci potesse essere, quell'unicum che cancellava tutto ciò che è venuto prima e tutto ciò che verrà dopo.
vivere per quell'istante, riviverlo cancellando ogni ricordo e immergendosi completamente nell'immagine che è viva anche se ne "mortifica" i soggetti.
acquisire una posa nel momento dello scatto per confermare la propria soggettività di soggetto consapevole di stare per divenire oggetto.
fotografare: oggetivare un soggetto.
venir fotografati: dare una forma alla propria oggettivizzazione.
vivere per qualche settimana in un surrogato del proprio futuro: un'esperienza estraniante, ma appagante.
grazie sara che mi hai accompagnato in questo percorso
viaggiare.
forse l'unico modo che ci permette di conoscere al meglio ciò che ci circonda, chi ci circonda e perchè no, anche noi stessi.
andare lontano, per vedersi dentro. un paradosso forse, ma nel mondo della biologia, nel mondo della chimica dei sentimenti è quasi fondamentale. come un assioma inviolabile che mostra come sia impossibile vedersi dentro se ci si sofferma troppo a guardarsi dentro e di come ci si scopra proprio nel momento in cui non ci si stava cercando; un pò come si cercano delle risposte, quando si cerca di ricordare dei nomi che sono proprio lì sulla punta della lingua e più si cercano meno si trovano, poi, un bel giorno, mentre ci si lava i denti, ecco che ci viene in mente il nome di quell'attore tanto cercato quella sera in quella discussione fra amici..."robert redford...mah...chissà cosa vorrà dire...(sputo di dentifricio)...redford...ah, ma sì, l'attore di Proposta indecente...flushh..(acqua del rubinetto)..giusto, giusto...appena vedo claudio glielo dico!"
viaggiare.
molto spesso una delusione rispetto ai tanti piani che si sono fatti prima della partenza, ma alla fine il sogno prima del viaggio è inevitabile: idealizzare una meta tanto agoniata, immaginare conversazioni con pescatori artici e chissà quant'altro...
e così, da due settimane a questa parte passo parte delle mie giornate a conversare con loro ad apprendere delle vere perle di vita da Papa Abdou, il più saggio di tutti dovuto solamente al fattore età.
è magnifico scoprire di come questi ragazzi se ne intedano di filosofia, di come conoscano Nietzsche, Decartes, Bergson, Marx e altri molto meglio di come cerchiamo di mostrare noi solo per dare una motivazione alla tanto ambita "superiorità occidentale".
ogni giorno che passa ricevo dei consigli degni di Cohelo, ogni istante che vivo con loro mi sembra di passarlo dentro L'alchimista, di come personaggi descritti nei libri in realtà, se si cerca un pò, esistano davvero.
ringrazio adri per avermi fatto conoscere questi ragazzi speciali con i quali passo le mie giornate senza scopo e, grazie alle nostre conversazioni, a poco a poco acquisiscono uno scopo.
adoro quando parliamo seduti nelle ore più calde della giornata sotto gli alberi di corso garibaldi oppure quando i passanti mi guardano male solo perchè sono una ragazza bianca seduta su una cassetta della frutta in mezzo a tre ragazzoni di colore...
colmando i loro occhi di stupore e perfidia, tutte quelle persone che passano e vivono nell'indifferenza più totale nn si rendono conto di quanto stiano perdendo.
grazie ragazzi
grazie sara, chiara, edo, alessio, giulio, adri
eclettica per un giorno
vale-performer
performing..stare seduta su un salotto anni '30 nel centro della città ed esserci solo per il piacere di essere eccentrici...parlare e conoscere in un solo giorno mille persone differenti, ognuna capace di darti moltissimo.
un mondo nuovo.
grazie claudio-l'eclettico per avermi dato la possibilità di vivere questa esperienza
Siamo nella Genova dei mercanti, delle navi che salpano oltreoceano alla ricerca di nuovi tesori, di nuove avventure, la Genova centro dei commerci, centro economico del mondo fino ad allora conosciuto…siamo qui, nel polo degli scambi, fra l’odore del pescato e il sudore dei mozzi intenti a pulire pontili di navi che hanno visto luoghi dei quali nessun essere umano è mai riuscito a descriverne la bellezza, che hanno visto cieli dei colori più svariati, che hanno visto uomini così diversi fra loro: colore e all’odore della pelle, abbigliamento così diversi fra loro, ma tutti così capaci di sognare, di voler andare lontano, di vedere cosa nasconde il mare, cosa c’è oltre quell’orizzonte così magico…
“Allora ragazzina!!! Quando arriva il nostro pranzo? Siamo lavoratori noi, eh? Non abbiamo tempo da perdere con una sgualdrinella come te!!!” sbraitò uno dei tanti rozzi marinai che ogni giorno affollavano la locanda del padre di Esmeralda, una ragazza costretta dal padre a lavorare ore e ore al giorno in una modesta locanda nei pressi del porto affrontando e sopportando ogni giorno gli insulti e l’insofferenza di presunti marinai misogini.
Era la sua voglia di partire, di abbandonare tutto per salpare un giorno su una delle tante barche ormeggiate al porto per ricercare la tanto sognata rosa dei venti, la protagonista di così tante leggende che ogni notte popolava i suoi sogni, che le permetteva di sopportare tutto questo, nella locanda…
“ah, i sogni…” pensava sempre Esmeralda “chissà se mai un giorno riuscirò ad inseguirli senza farli fuggire lontano, senza svegliarmi, senza che tutto finisca con la voce di papà che mi tira giù dal letto?”. Ma fu un’altra voce, quella del rozzo marinaio che la richiamò ai suoi doveri e quindi si sbrigò per poter dedicare il resto del tempo alla lettura di uno strano libro che aveva trovato infilato in una cassa di tè proveniente dall’india che suo padre aveva ordinato per deliziare i propri clienti con questa nuova bevanda proveniente da tanto lontano… di luoghi lontani parlava anche il libro del quale, a fatica, si riuscivano a decifrare le lettere che formavano il titolo “La rosa dei venti”.
“mah…che titolo strano per un libro” pensò Esmeralda, visto che gli unici libri che riusciva a leggere erano le biografie dei grandi papi e degli illustri sovrani che prendeva di nascosto dalla biblioteca della vicina chiesetta. Durante i momenti di minor ressa nella locanda, Esmeralda riusciva a leggere qualche pagina di questa splendida storia di sogni, di luoghi lontani ed, in particolare, di un luogo magico dove i venti si incontrano e modellano il cielo e le nuvole facendo prendere corpo ai sogni dei viaggiatori che vi transitano al centro. Non tutti hanno però questo onore, dice la leggenda, ma solo i più puri, i più sognatori, solo coloro i quali non hanno mai smesso di credere nel loro sogno, coloro i quali hanno deciso di sbrigarsi a realizzarlo prima che la vita glielo potesse rubare.
“Cerchiamo mozzi, marinai!!! Mozzi! Marinai! Si salpa per la Turchia! Mozzi! Marinai!” urlava il nuovo capitano de “La perla dei mari” impaziente di partire alla volta di Costantinopoli alla ricerca della propria fortuna. Sentendo queste parole ad Esmeralda si illuminarono i grandi occhi verdi “partire…la Turchia…la porta dell’oriente…chissà quali storie cela quella millenaria città, quali segreti nascosti…”. Avrebbe dovuto trovare il modo per imbarcarsi, sarebbe stato inutile cercare di far parte dell’equipaggio in vesti femminili, vecchie superstizioni dicevano che le donne a bordo portavano sfortuna, mah…storie di uomini!
Esmeralda sentì che quella sarebbe stata l’occasione per inseguire i propri sogni, per cercare la rosa dei venti…
Una sera nella locanda, indaffarata a servire ai tavoli, Esmeralda assisté ad una lite fra due marinai ubriachi per una stupida partita a carte: piatti e bicchieri iniziarono a rompersi al suolo, suo padre l’avrebbe costretta a ripagarli con il proprio lavoro, no, non poteva permettere a due vecchi di comportarsi così nel suo locale.
La rissa stava raccogliendo consensi, sempre più uomini si unirono alla lite…”oh no” pensò “come farò ora a porre fine a tutto ciò?”. Proprio nel momento in cui sembrava non poter esserci più nulla da fare per placare la lite, ecco arrivare un giovane straniero, alto, dai capelli e occhi chiari così diverso da quell’ammasso di ubriaconi che ogni giorno affollavano la locanda che riuscì ad intrufolarsi e con la diplomazia di chi viene da lontano pose fine al litigio salvando Esmeralda dalle ire del padre.
La giovane non fece in tempo ad avvicinarsi allo straniero per ringraziarlo, che questi stava già uscendo e dirigendosi verso il porto con uno strano volume in mano; si voltò un’ultima volta ed i suoi occhi incrociarono quelli di Esmeralda. Ne sarebbe rimasto ipnotizzato per sempre…