11.5.10

spiegazioni lineari



Ci piace la linearità, quanto é semplice la storia.

E come tutto è reale, senza fronzoli.

Non fanno che gesti elementari, necessari, tanto che alla fine il disparire del Cristo sembra un fare scontato, quasi una consuetudine.


Ci piace la linearità, ma non basterebbe a farci amare così tanto quella storia, che invece amiamo così tanto per un'altra ragione ancora: in tutta la storia, ognuno non sa.


Gesù sembra non sapere di sé, né della sua morte.

Poi loro, i due uomini, non sanno di lui né della resurrezione.

Alla fine si chiedono come hanno potuto non riconoscerlo, come hanno potuto.


Noi conosciamo quella domanda.

Come abbiamo potuto non sapere, per così tanto tempo, nulla di ciò che era, e tuttavia sederci alla tavola di ogni cosa e persona incontrata lungo il cammino?


Cuori piccoli, i nostri, che nutriamo di grandi illusioni, e alla fine, ci ritroviamo a camminare come ciechi discepoli a Emmaus, al fianco di amici e amori che non riconosciamo, fidandoci di un Dio che non sa più di se stesso.

Conosciamo l'avvio delle cose, ne riceviamo la fine, ma ne manchiamo sempre il cuore.


Aurora, però già epilogo, perenne scoperta tardiva di un cuore che ha appena smesso di battere.


Un giorno, arriverà quel gesto che ci farà capire.

Ma non è ancora giunto il nostro momento.

Per adesso, viviamo.


Ho cercato di spiegarlo al mio fidanzato affinché lui sapesse.

Non mi ha ascoltato.

Ha fatto finta.

Non mi ero spiegata.

L'ho ridetto.

Ci siamo capiti.


Per davvero?




Omaggio ad A.Baricco, Emmaus.