Elastico.
Come il nostro cuore.
Capace di sopportare gli sforzi più grandi.
Elastico.
Come quella parentesi capace di liberare dalla pesantezza del pensiero.
Capace di innalzare i capelli e con essi lo spirito.
E tu giocavi con quell'elastico come un insolito burattinaio attento alla vita delle sue piccole creature.
Altrettanto deboli e delicati sono i pezzi della vita.
Quell'elastico.
Blu notte, come i sogni che ritornano.
Lo prendevi fra le mani, lo giravi e lo rigiravi.
Te lo mettevi al polso, lo annodavi fra le dita, lo allargavi mettendone alla prova la tensione e lo lasciavi quindi tornare alle sue dimensioni iniziali.
Mentre mi parlavi, mentre ti ascoltavo, ti osservavo.
E il percorso era parallelo.
La dolce e naturale evoluzione delle parole si trasferiva nelle evoluzioni delle tue mani attorno a quell'elastico.
Come in un ballo.
A due.
Come in un abbraccio.
Tra due.
L'emozione del ricordo riaffiora sciogliendomi spensieratamente i capelli.
E sei lì.
In quel blu, in quella rilassata tensione, in quel cerchio scacciapensieri.
Sarebbe stato bello immaginarti ancora alle prese con quell'elastico nelle più diverse situazioni della tua vita.
E invece l'immaginazione è tornata concretamente a me.
Nelle mie mani.
Nei miei capelli.
E non la lascerò fuggire.
Non ne farò partire il ricordo.
E così, inebriata e accecata dalla forza delle emozioni, sorrido, legandomi i capelli.
Per te, forse così ignaro di tutto questo cerchio di vite.
_13.03_