Fare la spesa.
Andare al supermercato per necessità, dovere o piacere e ritrovarsi immersi in un mondo di colori e profumi inebrianti. venire travolti da un turbine di cibi, confezioni, contenitori, marche differenti ognuna con un logo più accativante del vicino, tutti creati da menti plasmate dalla rigida logica del mercato.
I colori lottano a chi è più sgargiante o accattivante, i cibi vogliono essere i più freschi, belli e senza difetti, come ad un casting per modelli in cui ogni dettaglio errato deve venir mascherato da un appropriato trucco e un capello fuori posto, subito rimesso in riga.
Una sfida continua, una rincorsa contro l'invecchiamento, contro quella data di scadenza che segna la fine di ogni prodotto, quella stessa data che determina il posizionamento di un prodotto più o meno in profondità nello scaffale, più o meno vicino alla mano lesta e in modalità automatica del'ipnotizzato consumatore.
Radio, luci, colori, odori, posizioni tutti é attentamente studiato.
Ogni dettaglio è un tassello in più alla costruzione del luogo perfetto in cui ogni cliente può esercitare il proprio potere d'acquisto in maniera più o meno complusiva, più o meno abbondante, più o meno eclettica, personale, egoista, familiare o altruista, quali siano le ragioni per cui ci reca al supermercato.
La vittoria dei proprietari dei supermercati consiste nella capacità di plasmare le necessità del potenziale acquirente, modificandone le necessità iniziali lungo il suo tragittare fra le corsie numerate e strabordanti di prodotti del grande magazzino.
Si entra per comprare il latte, il pane e le uova e si esce con tutto il necessario per la prima colazione, dai cereali per i bambini alla marmellata ipocalorica per la mamma a dieta, ma passando per il reparto gastronomia ci si accorge che sarebbe decisamente accompagnare il pane con del buon Crudo di Parma che però non può restare senza paté d'olive, una buona lattuga o una mozzarella (da affettare, buona e succosa, o già a fette evitando anche il problema di dover fornirsi di un buon coltello che tagli senza farci impazzire come è già accaduto più e più volte facendoci così perdere la seconda corsa dopo le 8 della metropolitana, catapultandoci quindi nell'universo delle carrozze straripanti di gente innervosita, forse per lo stesso futile motivo del coltello?), o, scegliendo le uova più fresche, derivanti da galline allevate fuori dagli allevamenti costrittivi e in ambienti sani e gioiosi, ci si accorge che forse questo alimento così felice e semplice da abbinare non fa che accrescere il livello del colesterolo cattivo del nostro caro maritino e quindi cerchiamo disperatamente la corsia dei prodotti dietetici-integratori alimentari in cui, assieme alla colla di pesce, l'artiglio del diavolo e l'aloe vera, troveremo sicuramente un rimedio parafarmaceutico contro l'incremento del colesterolo (da abbinare ovviamente ad una di quelle coloratissime bottigliette simil-yogurt che dovrebbero svolgere la stessa funzione, ma regalandoci anche un dolce e piacevole risveglio in sintonia con quella natura perduta, che sembra così lontana dalla nostra frenesia metropolitana).
Apparentemente il "fare la spesa" è un momento che non comporta scelte, prese di posizione politiche o sostegni a gruppi o moti pro-ambiente/donne/polli/coltivatori/apicoltori/commercio equo o solidale che sia.
Fare la spesa é diventato il momento in cui più ci si espone in assoluto a livello politico, sociale e di classe.
Le nuove analisi sociologiche dovrebbero venir svolte interamente nei supermercati dimenticando ogni altro luogo apparentemente ricco di segnali altri e indicazioni utili.
Guardare nel carrello del nostro vicino può darci molte più informazioni che guardargli l'abito, leggergli l'agenda o i messaggi del telefono cellulare.
Scegliere il latte bio, intero o parzialmente scremato, la carne rossa o bianca, il tonno all'olio d'oliva o al naturale, le olive nere o verdi, la pasta di grano duro o integrale, l'acqua naturale o frizzante, gli spinaci freschi o surgelati.
Un mondo di scelte, in un mondo di colori.
Scegliamo bene il momento in cui ci rechiamo al supermercato.
Dobbiamo valutare se vogliamo condividere il nostro tempo con teneri pensionati che centellinano ogni acquisto, operai in pausa pranzo che formeranno lunghe code alla cassa "max 10 pezzi" con 2 etti a testa di prosciutto cotto appena affettato,famiglie isteriche con carrelli strabordanti di prodotti, coppiette indecise o single indaffarati che vagano come trottole fra piatti pronti e dvd da noleggiare.
Rivalutare il momento della spesa come momento cruciale della nostra esistenza, in cui possiamo finalmente emergere dall'anonimato in cui siamo stati relegati e fare sentire la nostra debole, ma economicamente determinante, voce.
Incontrare persone sempre diverse, ognuna con una storia, una vita al di fuori di quegli scaffali colmi di cibo in scatola, bevande o dolciumi. Momento socializzante. Momento anti-sociale e della perdita in cui tutto svanisce tanto velocemente quanto la sua formazione e quando usciamo ci si sia già dimenticati del viso della cassiera, dell'addetto ai detersivi o del nostro "vicino di coda".
Frenesia della vita moderna con le sue disattenzioni e il suo logorio, come diceva qualcuno.
Dopo tutto questo, forse qualcuno deciderà di abbandonare il supermercato optando per un ritorno alla più romantica, seppur datata e sicuramente meno economica, bottega, forse nella speranza di sfuggire a tutto questo, forse segnando ancor più un'appartenenza ad una nicchia sempre più definita.
Scelte.
di stile. di cibo. di vita.
Vorrei concludere questa piccola apologia del "fare la spesa" ricordando, come un'anacronistica maestra di yoga, e forse anche un pò fuori luogo, l'importanza dell'alimentazione nelle nostre giornate, l'influenza sul nostro umore delle sostanze più o meno colorate che ingeriamo quotidianamente.
Mangiare bene per sentirsi in forma.
Mi sembrava suonasse più o meno così.
Enjoy Food And Its Mad Morld.
Un grazie speciale a Jamie Oliver per lo stimolo che mi regali quotidianamente a non mollare mai, non cedendo alla tentazione del cibarsi solo per sopravvivere all'indomani.
(sarebbe stato più appropriato se fossi stata una maratoneta che ringrazia il suo allenatore, ma anche il cibo, si sa, vuole i suoi miti da sfatare e imitare)