27.12.10
25.12.10
18.12.10
1+2=12
the moon and the rest
8.12.10
riempire
1.12.10
v i s i o n i
Oltre l'arrampicata.
Dentro i nostri sogni.
sperimentare.
scalare.
creare.
vedere.
rivedere.
immaginare.
Ed eccoci in un mondo "altro" che va oltre la mera documentazione, ma che esplora quel punto in cui la realtà incontra la fantasia, dando vita a nuove visioni.
Visioni e bianconigli.
White Rabbit nasce dalla concezione del coniglio bianco come il simbolo di quella transizione che, dalla concretezza del fare-disfare quotidiano, ci conduce ad a un mondo magico con tratti di irrealtà in cui il il coniglio bianco è la meta da raggiungere per capire l'essere umano e analizzarne le pulsioni. Il collage fotografico e la postproduzione ricalcano il legame tra il gesto reale dell'arrampicata e i suoi derivati al mondo irreale dove storie, sogni e idee s'intrecciano.
Alice e le sue irrealtà.
Mondi metaforici che ci mostrano le dinamiche proprie di questo mondo.
La verosimiglianza non interessa più a questa fotografia che, liberata dalla fedele riproduzione del reale grazie al digitale, consente l'esplorazione di quelle emozioni che si nascondono oltre (e dentro) l'arrampicata, oltre le pulsioni, dentro le paure, dentro i nostri sogni, trasformandosi in un viaggio attraverso i nostri universi mentali, che arriva a toccare l'elaborazione visiva di una pulsione, spesso scaricata nell'arrampicata.
O forse, la scalata e le sue degenerazioni e derivazioni altro non sono che un pretesto per raccontare quel mondo più o meno nascosto che assume le forme più svariate, ma in cui un bianconiglio ci inquieta-protegge-assale-rivela.
Andare oltre, provare e sperimentare.
22.11.10
poteri liberatori (ovvero il lato non sempre palese dell'amore)
L'amore.
Ti libererà.
(ovvero)
Gli amanti.
Si libereranno.
(mentre)
I falsi legami.
Crolleranno.
(così)
I loro cuori.
Diventeranno più forti.
_venne così semplicemente e brevemente riassunto il credo tanto sperato, mai esternato, e ora solo timidamente sussurrato, nella forza creatrice-generatrice-costruttrice-edificatrice-fondatrice di quell'amore che ridà il respiro, dopo tante-troppe-e-troppo-lunghe apnee.
keep yourself warm
18.11.10
fr_agilità emotiva
Emotivamente fragile, mi bastava guardare un panorama, ascoltare il suono della pioggia, annusare il freddo che mi pungeva le guance e ricordare l'espressione del volto delle persone con cui ero stata fino a qualche istante prima.
Volevo solo dormire alla luce delle stelle.
Volevo solo svegliarmi nella luce del mattino.
Il resto mi era completamente indifferente.
Mentre tu, mi sorridevi.
17.11.10
quella notte, di pioggia.
10.11.10
non c'è logica spiegazione
"Sei nei guai, figliolo.
Ti ha scelto.
Tu sei un Lui e lei una Lei."
E' uno strano fenomeno.
E' una sensazione di imparità, perdi la ragione, poi, là per là, senti un gran scombussolio, uno strano tramestio.
E' inutile resistere.
E' una dura collutazione, di colpi senza esclusione: non c'è logica spiegazione a una tal disturbazione.
Niente di scombussola, ti disgretola, ti sconquiffera, ti scompisciola, ti sconbuzzera di più.
"Questa faccenda dell'Amore, figliolo, è una cosa potentissima."
"Più della forza di gravità?"
"Sì, figliolo, in un certo senso, direi che è la forza più grande sulla Terra."
18.10.10
calderone
17.10.10
stars are indispensable_bis
E' tutta colpa delle stelle.
E del loro instancabile luccichio.
In una notte con un'aria così pulita, le persone finiscono col raccontarsi.
Senza accorgersene, aprono il proprio cuore e, rivolte a chi gli sta accanto, cominciano a parlare come se stessero confessandosi con delle stelle che splendono nello spazio.
E, ancora una volta, stars are indispensable.
Anche se, oggi, si sente solo il rumore dell'acqua.
Grazie a B. Yoshimoto e alla semplice profondità della sua scrittura.
14.10.10
stars are indispensable
C'è un posto bellissimo che dovresti vedere.
Lontano, fra i monti, immerso fra le stelle.
Dopotutto, stars are indispensable.
Senza stelle non potremmo capire la nostra piccolezza.
Senza stelle non potremmo capire l'immensità del creato.
Senza stelle non potremmo passare notti romantiche guardandole aspettando che cadano.
Senza stelle non potremmo trovare una scusa per dare una speranza ai nostri desideri.
Senza stelle non potremmo ammaliare il nostro amante con le nostre nozioni sulle costellazioni.
Senza stelle non potremmo inventarci storie sulle relazioni fra i pianeti.
Senza stelle non potremmo pensare a quanta vita ci sia fuori di noi.
Senza stelle non potremmo vivere assieme ai nostri sogni.
Senza stelle non potremmo cercare, lassù, la nostra metà di cuore.
Ciao, Stella.
fiori&tremori
3.9.10
so(g)no l'amore
31.8.10
conteni(amore)
29.8.10
l'uomo d'affari
I miei dubbi sulle modalità d'azione da intraprendere, uniti ai timori e all'inesauribile voglia di esplorare la relazione che si genera fra il pubblico e la percezione dell'Arte, sono stati amplificati, recentemente, da un viaggio in treno in cui chiacchierando con un uomo d'affari di mezza età, con un discreto panorama culturale alle spalle, diretto per lavoro da Firenze a Milano, dopo avermi chiesto cosa stessi studiando e in che modo avrei voluto utilizzare le mie conoscenze acquisite in ambito accademico nel "mondo reale", timidamente mi ha posto la seguente domanda:
"Ma in cosa consiste esattamente la differenza fra Arte Moderna e Arte Contemporanea? Esiste una differenza, vero? Non ero solito apprezzare l'arte così come mi era sempre stata presentata durante gli anni dell'obbligo scolare ed i diversi musei che ho visitato mi hanno sempre annoiato, ma un giorno, tramite un amico che lavorava nell'organizzazione, venni trascinato alla Biennale d'Arte di Firenze e devo ammettere che, con mia grande sorpresa, quell'arte esposta lì mi piaceva. Lo stupore fu immenso e l'interesse che ne derivò determinò un mio nuovo approccio a quel modo di "fare arte" che prima non avevo mai considerato".
Come negare un mio equivalente stupore nell'ascoltare una tale domanda, non tanto legato alla mera distinzione tassonomica soggetta tuttora a grandi dibatti, bensì a come due componenti di uno stesso mondo vengano al tempo stesso associate e distanziate impedendo una fruizione autonoma della categoria artistica in quanto tale.
Quell'arte gli piaceva.
Quella lì e non quell'altra.
Quell'altra lo annoiava, la trovava inutile e ripetitiva.
Mentre quella stimolava la sua riflessione, il pensiero, lo toccava più da vicino.
Quell'arte gli era più vicina, più prossima, contemporanea.
Perché erano diverse.
Perché c'era qualcosa che le allontanava reciprocamente.
Perché a scuola insegnano solo quel tipo di arte "che annoia" ed è quindi normale che poi i ragazzi non siano invogliati a proseguirne l'analisi altrove, uscendo dalle aule per recarsi nei musei o nelle diverse mostre organizzate qua e là.
Ma in fondo sono la stessa cosa.
Sono come due membri della stessa famiglia.
Due persone che, nonostante provengano da generazioni differenti, hanno lo stesso sangue che scorre nelle vene, sono fatte della stessa carne, si nutrono dello stesso cibo.
Come riuscire a spiegare che nell'una si cela il codice genetico e generativo dell'altra?
Come dimostrare che il genitore abbia ancora qualcosa di valido da dire nella direzione di una migliore comprensione del figlio?
Come avvicinare le definizioni e teorizzazioni sul panneggio e prospettiva a quelle su performance e installazioni?
Da grande voglio diventare Hans Ulrich Obrist.
Ma forse, dovrei iniziare dal nome.
Il mio, nonostante tutto, suona ancora troppo banale.
Soprattutto nel contesto della contemporaneità milanese.
Trasferendomi all'estero potrei assumere un'aura più esotica.
emotività amplificata
In questa condizione di emotività amplificata, trovavo molto conforto nel poter stare assieme a lui.
Quello che si era accumulato nel cuore durante il periodo in cui non ci eravamo visti, salì in superficie sotto forma di sorriso.
Forse la reazione tipica di un uomo e una donna che provano attrazione.
Ma non sapevamo cosa sarebbe successo l'indomani, nemmeno se e in che modo ognuno di noi sarebbe cambiato nel corso del tempo e della possibile condivisione emotiva.
Ignoravamo fino a quando le nostre rispettive vite sarebbero state al nostro fianco.
Eppure in quell'istante e in quel luogo tutto era armonia.
Forse era l'illusione di un frangente, forse dopo poco tutto sarebbe cambiato improvvisamente.
Dopotutto, la luce del mattino, per quanto bella, non brilla mai in eterno.
Ma era proprio per questa ragione che cercavo di accumulare ricordi, gesti, parole, odori, sensazioni.
Così tanti da non riuscire a tenerli tutti con me.
Così tanti da averne uno per ogni battito, uno per ogni respiro, uno per ogni tuo sorriso.
L'interno di quella casa aveva ormai assunto un aspetto familiare, completamente differente da quello degli spazi in cui ero stata abituata a vivere in precedenza, che, malgrado le più o meno lunghe permanenze, non ero mai riuscita a chiamare casa.
Qualcosa era cambiato nel mio modo di relazionarmi allo spazio circostante o forse c'era semplicemente qualcosa di nuovo in me e nell'accogliente abitabilità di quelle mura.
Nonostante il mio soggiorno in quel luogo fosse passeggero e saltuario, le buone emozioni che ne derivavano consentivano un nuovo respiro alla mia anima.
La sua e la mia presenza si erano armonizzate in una maniera del tutto naturale e, mentre ci riposavamo bevendo una tisana all'arancia che sapeva di cannella, mi sentii felice di essere co-protagonista di tutto questo.
L'atmosfera cupa che avevo portato dentro per molto tempo si sarebbe affiancata a quella solare.
La nuova vita non avrebbe sostituito la vecchia, ma sarebbero state presenti entrambe.
Insieme, in me.
Grazie a noi.
Ogni qualvolta mi sarei allontanata da quella casa, le dolci immagini dei suoi tratti distintivi sarebbero rimaste in me, cullandomi sulla via del rientro ed allietando la mia lontananza.
Il calore del suo sorriso mi avrebbe accompagnato dall'aeroporto fino ai freddi giorni milanesi la cui la costante umidità non sarebbe stata eliminata nemmeno dalla spensieratezza dell'andare in bicicletta.
Ma adesso che ero in sua compagnia mi sentivo tranquilla come se fossimo stati sul fondo del mare o in cima ad una montagna.
Le ondate di emozioni si erano placate, amplificate dalla potenza della presenza.
E del presente.
Le attenzioni erano tutte focalizzate sull'ora.
Il passato viveva come sostegno delle nostre anime ed il futuro ne era la spinta propulsiva, ma guardavamo all'oggi.
Avevamo deciso di liberarci dall'oppressiva potenza del passato cercando una chiave interpretativa di ciò che stavamo vivendo ora in una totale autonomia temporale.
Penso che le persone che sono rimaste intrappolate nel passato, stiano semplicemente sbagliando a leggere il presente, nient'altro.
Erano mesi che non mi sentivo così.
Erano mesi che avrei voluto sentirmi così.
E ora.
25.8.10
willie&rebecca
abitabilità
Quante volte avevo provato qualcosa del genere?
In questo consisteva la scelta di non condurre una vita sedentaria continuando a proiettarsi verso il domani.
Facevo i bagagli, preparavo oggetti e ricordi, andavo alla stazione o all'aeroporto sempre illuminata dalla stessa luce, sempre immersa nella stessa atmosfera.
Un pò tutto il mondo contro, un pò tutto il mondo dentro.
Mi riempivo, mi azzeravo.
Ma era solo un'ignota strategia per poter assorbire più stimoli, emozioni, sensazioni, colori e odori di ciò che mi circondava.
E quando mi svegliavo in un posto nuovo, mi sentivo sempre un pò stordita, incuriosita, ma al tempo stesso sollevata.
Sollevata di essere in un nuovo posto, in un nuovo e potenziale luogo chiamato "casa", in quello spazio in cui il mio corpo e la mia anima avrebbero trovato un riparo ed un'amplificazione adeguata, in cui l'ostilità o l'inadeguatezza mista alla critica distruttiva, venivano lasciati fuori.
E da qui nasceva la mia capacità di trasformare in
casa qualsiasi posto in cui mi trovo, ripensando al fatto che
non mi sono mai sentita pienamente a casa nel luogo che avrebbe dovuto
esserlo e quindi, non appena potevo, scappavo alla
ricerca disperata di quella sensazione di "abitabilità a misura
di me stessa" che tanto mancava.
Potrebbe essere così per tutti.
Ma per me, che vivevo alla ricerca di tutto questo, che mi spostavo alla disperata ricerca di una casa, era diverso. Era vitale. Era ossigeno.
E fare così tante esperienze in un arco limitato di tempo non faceva che evidenziarne la risonanza.
E il mio cuore ne gioiva.
Soprattutto quando trovava il luogo.
E un brivido mi scese lungo la schiena.
20.8.10
entropia
Perché solo lì si respirava quell'aria.
O forse solo lì la volevo respirare perché quello era il luogo in cui tutto era nato e in cui, quelle emozioni, troveranno per sempre uno spazio e un sospiro fra i battiti di cuori irrequieti.
Entropia.
Si potrebbe definire l'entropia come una misura del disordine del sistema.
Una misura dell'ordine disordinato delle emozioni.
In meccanica statistica si riesce a dare una descrizione più scientifica di questo disordine da un punto di vista microscopico, cioè considerando la natura atomica di tutti i corpi. Infatti mentre lo stato termodinamico di un sistema è definito tramite il valore assunto da alcune variabili macroscopiche, quali la pressione, la temperatura, il volume, la composizione chimica etc. , da un punto di vista microscopico esso può essere realizzato da un numero molto elevato di configurazioni in cui gli atomi costituenti possono trovarsi.
Tali configurazioni sono detti microstati e dipendono dalla posizione, velocità e dall’energia potenziale di tutti gli atomi costituenti il sistema.
Tornano ancora una volta le famose condizioni al contorno, di cui sembra, non possiamo farne decisamente a meno.
Così come in quelle notti popolate da timide stelle cadenti il cui effetto, indiretto ma costante, fu devastante.
Grazie, cielo, per non esserci caduto sulla testa.
Non ancora.
16.8.10
kitchen stories
E per la prima volta nella mia vita, mi resi conto di quanto fosse importante cucinare per gli altri.
arianna&teseo
La tua virtù mi rassicura: non è mai notte quando vedo il tuo volto,
perciò ora a me non sembra che sia notte, né che il bosco sia spopolato e solitario,
perché tu per me sei il mondo intero.
Chi potrà dunque dire che io sono sola se il mondo è qui a guardarmi?
Il mondo in uno sguardo.
Tu nel mio sguardo.
Il mio mondo nel tuo sguardo.
Io nel tuo mondo.
Arianna, Teseo e l'immensa confusione di un labirinto.
9.8.10
elastico
Elastico.
Come il nostro cuore.
Capace di sopportare gli sforzi più grandi.
Elastico.
Come quella parentesi capace di liberare dalla pesantezza del pensiero.
Capace di innalzare i capelli e con essi lo spirito.
E tu giocavi con quell'elastico come un insolito burattinaio attento alla vita delle sue piccole creature.
Altrettanto deboli e delicati sono i pezzi della vita.
Quell'elastico.
Blu notte, come i sogni che ritornano.
Lo prendevi fra le mani, lo giravi e lo rigiravi.
Te lo mettevi al polso, lo annodavi fra le dita, lo allargavi mettendone alla prova la tensione e lo lasciavi quindi tornare alle sue dimensioni iniziali.
Mentre mi parlavi, mentre ti ascoltavo, ti osservavo.
E il percorso era parallelo.
La dolce e naturale evoluzione delle parole si trasferiva nelle evoluzioni delle tue mani attorno a quell'elastico.
Come in un ballo.
A due.
Come in un abbraccio.
Tra due.
L'emozione del ricordo riaffiora sciogliendomi spensieratamente i capelli.
E sei lì.
In quel blu, in quella rilassata tensione, in quel cerchio scacciapensieri.
Sarebbe stato bello immaginarti ancora alle prese con quell'elastico nelle più diverse situazioni della tua vita.
E invece l'immaginazione è tornata concretamente a me.
Nelle mie mani.
Nei miei capelli.
E non la lascerò fuggire.
Non ne farò partire il ricordo.
E così, inebriata e accecata dalla forza delle emozioni, sorrido, legandomi i capelli.
Per te, forse così ignaro di tutto questo cerchio di vite.
_13.03_