e tu?
tu.
chi sei, tu, per prendermi e lasciarmi, riprendermi e rilasciarmi, senza sosta, senza tregua, senza fine.
ogni volta lasci un vuoto, profondo, insaziabile; un vuoto senza fondo, "più fondo del fondo", direbbe De andré,"ma basta che sia, più profondo di me".
una morte e una rinascita, un ritorno alla vita inaspettato, ma atteso e desiderato e, forse, così forzatamente inaspettato nella speranza che l'inconscia attesa si faccia meno dolorosa e il ritorno sensibilmente sublime.
ed io?
io.
chi sono io, così follemente persa per te che ogni volta attendo, timidamente in silenzio, un tuo ritorno, un tuo gesto che mi faccia capire quanto, in fondo, anche tu mi ami alla follia.
follemente, intensamente come solo "noi del 19" sappiamo fare, come solo noi, membri di una tribù di squilibrati, sappiamo fare, come solo noi, Cyrani contemporanei sappiamo amare.
amando di un amore intenso, vero, vivo, ma, nostro malgrado, così insicuro e fuggevole che tanto ci fa temere e alle volte maledire la nostra capacità di amare.
RIAVERTIè così facile riaverti?e ritrovarti anche dopo l'abbandonodopo che ti ho derisa, che ti ho dettoodiosa, e che imputavo a te la graziamancata di ogni carezza e di ogni bacio.oh, allora lo volevo essere un dainosolitario nell'alba, che sa puntarele narici al tepore di calenduladei primi raggi. e ti scacciavo, comese tu fossi infedele al mio desideriotu che di tutti i desideri sei la fonte.ora sei tornata.sei nuova e sei con me, vicina,anima.giuseppe conte